UN FANTASTICO LIBRO SULLA PRODUZIONE DELLE MITICHE ECCELLENZE GASTRONOMICHE PRODOTTE NELLA CITTA’ DI PARMA: “GLI ORI DI PARMA. L’INDUSTRIA, IL CIBO, IL LAVORO”
Non è un libro di cucina, ma parla dei cibi più comuni sulle tavole degli Italiani e, quando ho ricevuto l’invito a partecipare all’inaugurazione della mostra “Gli Ori di Parma. L’industria, il cibo, il lavoro” attualmente in corso a Parma, non ho potuto fare a meno di recensirlo. Una ghiotta occasione per vedere e quasi toccare con mano come nascono, dove e come si producono, alcuni dei prodotti alimentari più famosi in Italia e nel mondo.
Sto parlando del prosciutto di Parma e del Parmigiano, senz’altro i più famosi, ma le tante industrie nella città di Parma producono anche altri formaggi, salumi e, cosa che non sapevo, i pomodori pelati in scatola.
Nella mostra e nel catalogo, le belle foto del fotografo Francesco Maria Colombo: da un lato l’immagine tradizionale del prodotto artigianale che rappresenta ormai un “mito” (il parmigiano, il culatello, il prosciutto di Parma come icone leggendarie della città, allo stesso modo di Giuseppe Verdi), dall’altro lato la realtà delle industrie.
Come convivono tradizione, produzione artigianale e produzione industriale? Le foto presenti nel libro sono emblematiche e mostrano le due diverse realtà, dalle piccole cantine coi prodotti appesi alle travi di legno, una affascinante realtà artigianale, alle smisurate stanze nelle industrie con sequenze interminabili di porte blindate corrispondenti a camere asettiche e sterilizzate, col controllo costante della temperatura e dell’umidità.
Francesco Maria Colombo ha identificato l’elemento costante di entrambi i processi produttivi: nonostante le macchine che facilitano il compito ed evitano il rischio che il prodotto vada a male (un ambiente controllato non ha rischi), è sempre l’uomo ad immergere le mani nel caglio per saggiare la consistenza di ciò che diventerà il parmigiano. Le macchine possono ridurre il lavoro fisico, ma il controllo della qualità a livello visivo, olfattivo e tattile lo può fare solo l’uomo e le macchine, fortunatamente, non sono ancora in grado di stabilire se un cibo è buono o cattivo, gustoso o insipido, di bell’aspetto o poco attraente.
Il libro e la mostra sono pieni di ottime foto dei luoghi, dei prodotti e – soprattutto – delle persone: ritratti intensi e pieni di dignità degli uomini e delle donne che lavorano in quelle fabbriche. Come scrive l’ottima Gloria Bianchino che ha curato la mostra ed il catalogo, “la fotografia ‘colta’ di Francesco Maria Colombo e il suo fitto intreccio di rimandi alle avanguardie informali, ci permettono di entrare in un racconto del cibo che allo stesso tempo è un racconto dell’arte: due realtà che in senso antropologico coincidono”.
Kate Chung © 07/2016
Riproduzione Riservata
La mostra
E’ organizzata dalla UOS Musei dell’Università di Parma con il patrocinio e la collaborazione del Comune di Parma, con il contributo di Unione Parmense degli Industriali e la collaborazione del progetto UNIforCITY.
Mostra e catalogo a cura di Gloria Bianchino, foto di Francesco Maria Colombo, catalogo Skira.
Parma, Palazzo Pigorini dall’11 giugno al 17 luglio 2016 e, di nuovo, dal 2 al 25 settembre 2016.
Il libro
Il libro/catalogo della mostra, molto bello e curato, ricco di foto, è edito da Skira.
Edizione bilingue (italiano-inglese)
Formato 24x38cm, 160 pagine di cui 122 con foto a colori, brossura.
Prezzo: Euro 35,00
Leggi anche la recensione su Nadir Magazine.
Mi piace la recensione di questo libro e mi è venuta voglia di andare a Parma, brava Kate e grazie!